
WATER TREE – © MOISES LEVY
Il “capovolgimento della realtà”: la slow-photography di Moises Levy
Il mondo di oggi è veloce, velocissimo; anche nella fotografia si cercano prestazioni rapide con macchine fotografiche che scattino quasi simultaneamente al pensiero che guida la mano di chi le regge.
Moises Levy, invece, ferma il tempo nel tempo per mostrarci la realtà con occhi diversi… le sue immagini eleganti mi hanno incuriosita e affascinata, quindi ho voluto saperne di più, e leggendo le sue risposte ho spesso sorriso.
Sono curiosa di sapere se hai sorriso anche tu giungendo alla fine di questa intervista 🙂 LEGGI TUTTO >>
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S. ISACCO – SAN PIETROBURGO
Non serve un bel soggetto per fare una bella foto…
Lo abbiamo ripetuto in continuazione durante il workshop “Shoot 2 Thrill”, ma questa sera, mentre sono qui che aspetto che la zuppa di pesce alla Islandese finisca di cuocere, è difficile astenersi dal pensare agli stupendi scenari vissuti, esplorati e fotografati alcuni mesi fa.
Il profumo della zuppa di pesce mi fa tornare alla memoria Ísafjörður con quel suo fantastico ristorante e, per non so quale cortocircuito mentale, anche la Jökulsárlón Iceberg Lagoon…
Se è vero che non serve un bel soggetto per fare una bella foto, un bel soggetto può rendere una bella foto uno scatto straordinario.
Il lavoro del fotografo, amatore o professionista che sia, è un lavoro di ricerca.
Una continua ricerca del soggetto e delle condizioni perfette per produrre quegli scatti eccezionali che resteranno nel suo portfolio e nella sua memoria per sempre.
È proprio questa ricerca che ci porta a trascorrere ore nel nostro studio, a passeggiare per le nostre strade o avventurarci sulle nostre montagne per catturare quel momento e immortalare, carpire, fermare… quella visione un po’ evanescente.
Ma poi arriva sempre la fase in cui quello che abbiamo intorno non ci basta più. Vogliamo poter vedere qualcosa di nuovo. Qualcosa di diverso, magari qualcosa di lontano, irraggiungibile, esotico, affascinante… Qualcosa di nuovo e inconsueto che accenda quella lampadina dietro la nostra nuca: quella che fa fare il “click” eccezionale.
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